E mi perdo nell'abisso dei tuoi occhi
'si tanto belli
da parer forgiati per far spicco
sull'antico volto delle pupe d'un tempo.
Dolci e birichini
essi parlan al core, in un silente soliloquio
e come farfalle avide di nettare
si posan di fiore in fiore,
per poi spiccar il vagabondo volo.
E si burlan appresso alle donzelle
coll'incosciente ardor dei vent'anni,
giocando ridenti a rimpiattino.
Zingari occhi senza meta
che inseguir è vano,
chiamarvi vorrei
allorchè il cor s'adombra,
ma la voce è fioca e si perde lontano.
© 1987 by Maia |
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