Si ritrovò a singhiozzare. Quelle parole appena lette le avevano fatto risuonare dentro qualcosa di appena conosciuto e al quale aveva dovuto rinunciare, avevano gettato un ponte su quella dimensione da cui era precipitata da poco e dolorosamente.
Quel pomeriggio di una giornata incerta, credo l'avvertisse insensata, era uscita più stanca del solito dal lavoro, che incominciava a odiare come ogni cosa che prima o poi ti arriva alla gola. Si ritrovò a respirare l'odore familiare dei tanti libri in ordine sparso, impilati o rigorosamente in riga, e non fu sorpresa di trovarsi lì, davanti a quella libreria, senza avere nemmeno deciso o programmato di andarci. Gli occhi, come dita anch'esse curiose, scorrevano con voracità titoli, altezza, colore, carattere e corpo dei tanti volumi di peso, spessore grandezze diversi; non disdegnava neanche di soffermarsi su quelli più sottili, spesso giudicati, frettolosamente e a torto, di medio se non scadente o scarso contenuto, ma lei divorava tutto ciò che fosse parola, che si trasformasse, poi, in pensiero, conoscenza. La sua bellezza interiore, la sua curiosità, si nutrivano di questo. Avvertì che qualcosa animarsi dentro, la stessa che l'aveva spinta in quel luogo e ora la esortava a cercare, frugare in tutti gli anfratti del dentro e del fuori. Lei conosceva bene tali sensazioni che annunciano, che allertano e inducono ad uno stato vigile, attento: ne aveva affidato la sua vita da sempre. Non se ne comprende, al momento, la ragione. Sono fitte, arrivano come spasmi e inducono a soffermarsi e poi muoversi in una determinata direzione e non in altra, a prestare attenzione a qualcosa che dal fuori sta per accadere, ti sta venendo incontro. Qualcosa che faresti bene a cogliere. Eccoti un'altra opportunità, è quanto quella vocina insistente cerca di dire...
Attirò la sua attenzione come un richiamo che fa stringere lo stomaco. Era lì, su quello scaffale, all’altezza dei suoi occhi, leggermente inclinato rispetto agli altri, primo della fila, con la sua copertina di tela del colore della magia, il viola che a tratti sfumava nel glicine e, in alcune inclinazioni della luce incidente, virava nel magenta. Unico tra tanti ma lì, e solo per lei. Ad altri precluso, intoccabile, forse a taluni addirittura invisibile. Ne lesse il titolo, UN AMORE DAVVERO, e si sentì sradicata dal mondo, senza più un corpo, solo sentimento allo stato puro, quanto di più elettivo dal suo nucleo e spessore emotivo. Comprese all'istante che era il libro che, forse, le avrebbe narrato anche la sua vita, raccontato il suo mito. Se lo ritrovò affannosamente tra le mani, ne aspirò l'essenza, mosse il pollice per aprirlo a caso, dividendolo in due parti diseguali, a una pagina a caso, e incominciò a leggere:
Voglio solo te.
21.21: Le lacrime scorrono e scorrono... Non riesco a fermarle! Amore mio, ho bisogno di te!!!
21:28: Mi hanno mandato un sms, loro aspettano sul ponte la partenza. E io continuo ad aspettare te... Ho bisogno di sentirti!!! E mannaggia a te che non ti sei mai deciso a prendere l'altro telefono, così magari a quest'ora mi avevi già letta senza bisogno di un dannato pc! Ti pregooooo!!!
21:37: Amore sto annegando, sono sopraffatta dalla tristezza e dalla solitudine... Mai come ora, forse, mi sei sembrato così lontano... Lontano da me… E c'è anche una strana ansia, simile alla paura... Paura di vederti andar via da me! Non voglio apparirti melodrammatica ma... Sto provando questa sgradevole sensazione! E di nuovo, mi sento soffocare! Sto cercando di non bloccare il respiro. Di prendere aria… Amore, ma dove sei? Promettimi che ti ritroverò! Se non potremo sentirci, prometti che non te ne andrai! Potrei sopportare un tradimento... Ma non un tuo allontanamento! Mai!
21:47: 21:52: Così è questo l'Amore ..davvero?
21:56: Hanno acceso i motori!
22:01: Ancora non salpiamo. Resto in attesa.
22:20: Ancora qui…
Così è questo l 'Amore davvero? Fu ri-presa dal suo corpo, percepì che le rispondeva tremante e scosso da singhiozzi, mentre lacrime copiose, infuriate, straripanti, ma liberamente libere, grandinavano su quella sua piccola, delicata anima sognante. Chiuse gli occhi e strinse con forza il libro al petto. Che donna era mai questa? Che forza d'amare, in quale potente stato d'amore si trovava a vivere e a urlarlo, incurante del tutto della sua stessa ragione e, mentre lo faceva, della presenza dell'altro? E quest'uomo, al quale si dedicava, chi era? Chi poteva essere, rappresentare per lei, tale da meritare questa indiscussa dichiarazione di appartenenza? Era lui in grado di comprendere questa certezza di un amore? Riaprì gli occhi, vi sfogliò ancora un’altra pagina a caso e lesse:
Anch’io mi sento svuotata di parole. E questo mi fa capire che senza di te tornerei ad essere quella che ero prima, una pallida ombra di ciò che riesco ad essere soltanto con te. Non c'è attimo in cui io non ti penso: ti prendo per mano e ti parlo mentre cammino nella pineta, inebriata dal pungente odore dei pini, che - non so esattamente perché - mi fa sentire la tua presenza più di ogni altra cosa; oppure mentre mi allontano a nuoto dalla riva, in quel mare blu cobalto e dalla superficie sempre placida. Il tempo qui sembra immobile, fermo. I ritmi quotidiani sono così rilassati, dilatati: una giornata somiglia all'altra ed io finisco col perdere la cognizione del tempo. Tutto al di fuori di questo luogo, in questo clima di pace e bellezza selvaggia, mi sembra così lontano e sfumato... La vacanza ideale per me, eppure la sto vivendo come se fossi all'interno di una bolla: con distacco, indolenza, apatia... Se ci fossi stato tu, tutto sarebbe stato assolutamente meraviglioso, perfetto. Ma tu non ci sei, non posso neanche sentirti se non per quei pochi, brevissimi istanti, che dopo qualche minuto mi sembra solo d'aver sognato. E vivo perennemente nell'attesa di rivederti, di poter sentire di nuovo il tuo odore, di toccare ancora la tua pelle e assaporare i tuoi dolcissimi baci...
Richiuse il libro mentre ripeteva, muta, le parole della sua eroina: "...di ciò che riesco ad essere soltanto con te..."
La tangenziale non era affollata come invece sempre accadeva, ma non se ne accorse nemmeno, non si rese conto di niente. Solo quando girò la chiave per spegnere il motore, ormai ferma e con la spalla appoggiata allo schienale, si accorse di non respirare per la presenza di quel libro poggiato sul sedile alla sua destra. Era come fosse vivo, presenza che ne evocava altra, ancora più viva, più forte e, per questo, indelebile! Il libro, lui, un corpo, uno spirito.
Tornarono a bruciarle gli occhi che furono invasi da nuove lacrime. Quella donna... Avrebbe voluto essere lei quella donna. Ma non poteva esserlo, forse non lo sarebbe mai stata, almeno fino a che il suo cuore sarebbe rimasto ostaggio della sua ragione. Doveva leggerlo esplorarlo e al più presto, sapeva però che si sarebbe persa, per ritrovarsi, come spesso le capitava, in quel mondo dell'indeterminato, nebbioso, ma nella speranza di una nuova fase. Ed è in questa nebbia che si attendono le nuove forme che avanzano ma ancora non si distinguono. E non comprendi, comunque, che invece potrebbero essere le vecchie che tardano a scomparire .
Allungò un braccio, prese il libro e lo infilò nella borsa e, avviandosi verso casa, cominciò a pensare alla sua vita, concentrandosi su quanto già le apparteneva d’importante e di sicuro. Almeno così credeva sarebbe stato e sarebbe riuscita a fare.