Lanci perfetti
al centro del cuore, ad allargare
miriadi caustiche di fitte concentriche. Dolenza, mentre muta osservo i tuoi movimenti (come puoi, come sai, come pensi). Fa male, dall’ombelico
agli occhi, corrode. Ma non si può eludere l’imperativo. Bisogna che io la
percorra tutta, la strada fragorosa del distacco. Sentirne il tessuto di
terreno brullo e ardente sotto i piedi scalzi, che solcano lenti.
Ascoltarne i
palpiti di vento sferzante, a spaccar la
pelle. A cancellar le stelle… E la polvere, fra i capelli e in gola, così
stretta che può solo negare. Tacendo.
Chè così ci
si salva dall’agonia: agonizzando fino in fondo per liberare l’ultimo
refolo.
Asciugo gli
occhi col palmo. Tiro un po’ su col
naso. Una mano sui corti capelli…
E già li sento
carezzarmi sulla schiena. Fluenti e neri.
© 2012 by Maela
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